Nel campo nautico per bulbo si intendono due parti costitutive ben diverse delle imbarcazioni: una è il bulbo della deriva, tipico delle barche a vela di grandi dimensioni, mentre l’altra è il bulbo di prua, tipico delle navi.
Bulbo della deriva
Nelle barche a vela di grandi dimensioni si sfrutta la stabilità di peso andando a zavorrare la chiglia con una massa in piombo o ghisa che può arrivare a rappresentare anche la metà del peso totale dell’imbarcazione. Per aumentare l’efficacia del momento raddrizzante (incrementando il braccio della forza) questa zavorra viene posizionata all’estremità della deriva.

Bulbo di prua
Il bulbo di prua, situato subito al di sotto della linea di galleggiamento è importantissimo, invece, per le grandi imbarcazioni (oltre i 15 metri) che mantengono per la maggior parte del tempo una velocità prossima a quella massima (è il caso, ad esempio, di tutte le navi da trasporto).

Questo accorgimento costruttivo permette di migliorare notevolmente l’efficienza idrodinamica dello scafo (andando a modificare sostanzialmente il moto dell’acqua attorno ad esso): la notevole riduzione della resistenza all’avanzamento si traduce, quindi, in maggiore velocità e minori consumi.
Ma come funziona esattamente? Andiamo a vedere che tipo di “onde” vengono generate da una prua dritta e da un bulbo da solo.

La prua dritta genera un’onda di prua che tende a “risalire” sulle fiancate; il bulbo da solo, invece, genera questa onda subito davanti ad esso. Sommando tra loro le onde generate dalle due configurazioni separate (secondo il principio di interferenza delle onde), il profilo risultante è un moto più regolare e tendenzialmente piatto (profilo giallo nell’immagine successiva).
