La borosa è una manovra corrente (e molto spesso più di una) che permette di ridurre la superficie della randa in caso di vento forte o in caso di ingresso in porto con motore in avaria.
La riduzione della superficie della vela porta a una riduzione della sua potenza propulsiva e dello sbandamento dell’imbarcazione quando procede di bolina. Di conseguenza, l’utilizzo delle borose per la presa di terzaroli (questo è il nome tecnico della riduzione della superficie della randa) rientra tra le operazioni di messa in sicurezza della navigazione con cattivo tempo.
Le borose sono organizzate in circuiti che vanno dal boma alle relative bugne di prima/seconda/terza mano di terzaroli per poi entrare nel boma dalla varea ed essere portate in pozzetto per il loro controllo.

Nell’immagine sono mostrate la prima borosa (in rosso) e la seconda borosa (in blu) che servono rispettivamente la prima e la seconda mano di terzaroli.
Ma cerchiamo di capire con un esempio pratico perché le borose sono così importanti: per ridurre la randa è necessario lascare la drizza per farla scendere e ridurre la sua superficie. La parte di vela “in più” alla base viene piegata su se stessa e viene fissata al boma coi matafioni.
Però con la vela così ripiegata, il tesabase perde la sua funzione: ecco, quindi, che interviene la borosa sostituendo il tesabase nella sua funzione e la sua bugna diventa in effetti il nuovo punto di scotta della randa.

La stessa cosa accade per la seconda borosa per la seconda mano di terzaroli e così via.

C’è da notare che molto spesso il circuito delle borose è molto più complicato e, invece di essere fissate al boma, vengono fatte passare anche dalle bugne vicine all’inferitura della randa. Così facendo, le stesse borose aiutano nella riduzione della randa perché, andandole a cazzare, si esercita una forza verso il basso sia nel punto di mura che nel punto di scotta della vela.
